È la fine dell’estate. Mentre ci si dondola accaldati su un’amaca, la mente scivola silenziosa in una fantasticheria esotica. Le immagini ci portano nel sud-est asiatico, nell’affollata e rumorosa Giacarta, nella favolosa isola indonesiana di Giava. Tentiamo di fuggire per trovare una piccola oasi di tranquillità da tutto quel frastuono. Ci troviamo di colpo tra grattacieli ed enormi parchi.
Di fronte a noi appare un edificio composto da tasselli vitrei blu, è la Multivision Tower Kuningan.
Sempre più affascinati entriamo e raggiungiamo il 25° piano della torre, dove finalmente ecco la pace. Siamo entrati in un ambiente dove il verde delle piante accarezza i nostri occhi adagiandosi mollemente su pietre e legni, mentre creativi di ogni sorta scambiano idee e bevono serenamente un qualche infuso di erbe orientali. D’un tratto però ci rendiamo conto che non si tratta d’una capriola immaginifica del nostro pensiero, ma d’un’esperienza quanto mai reale, ci troviamo infatti nel fantastico Greenhouse, il coworking fluttuante di Giacarta.
“Coltivare persone ed idee”
“Growing people and ideas” questo è il motto che spinge nel gennaio del 2018 Manish Nathani ed altri giovani ragazzi a realizzare il loro progetto di portare anche in Indonesia, nella loro patria, un modello di lavoro che si era già rivelato vincente in gran parte dell’Occidente, dove tutti loro si erano recati per completare la propria formazione personale.
Tuttavia non bastava replicare quel metodo di creatività cooperativa, bisognava anche essere in grado di migliorare gli spazi fruiti dai coworkers e far sì che questi potessero vivere al meglio le proprie ore di lavoro all’interno del Greenhouse. Fu allora che si pensò ad un approccio biofilo. Si scelse quindi una location perfetta, un ambiente di quasi duemila metri quadri con affaccio sui parchi e sulle strutture architettoniche più belle ed avveniristiche della capitale indonesiana; a ciò poi si aggiunse la volontà d’inserire del verde all’interno della struttura.
Fu chiamato per questo scopo Ang Xin Wei, professore della scuola singaporiana di design LaSalle. Questi decise di progettare un ambiente dove il legno potesse dialogare con pietre grezze e molto verde verticale, facendo sì che il tutto accomodasse i sensi dei lavoratori e li spingesse ad esser ancora più produttivi. Ovviamente all’interno del coworking non mancano servizi essenziali come una rete internet ultra-performante, postazioni confortevoli e una macchinetta del caffè sempre pronta a fare il suo dovere.
La collaborazione con il WWF
Come dice il motto del fondatore Manish, la crescita delle persone e delle idee è fondamentale per creare un atmosfera produttiva e stimolante. Questi progressi possono essere però ottenuti solo con una continua ricerca di metodi innovativi che riescano ad incontrare la curiosità di chiunque abbia a che fare con un coworking.
Nel Greenhouse perciò sarà possibile usufruire anche di alcuni tutor che si occuperanno di dar vita a delle relazioni tra i vari creativi che non siano improntate sulla competizione, quanto piuttosto sulla cooperazione, sull’appoggio reciproco e su un sentimento di sincera curiosità per l’altro.
La collaborazione rientra anche nella scelta di piantare ogni mese un piccolo seme.
Si tratta d’un progetto, sostenuto anche dal WWF, che oltre a dare un chiaro messaggio ambientalista, vuole anche far sì che i vari coworkers si prendano a cuore la vita di ciascuna delle piante, come se a ognuno spettasse la crescita e la cura di quel piccolo ambiente, il quale si fa però paradigma di un’intera società che sceglie di andare incontro al pianeta e incontro al suo prossimo.