Il fuoco, il primo dei quattro elementi, a cui si associa energia, grinta e passione è il simbolo di un Paese che oggi è un contrasto affascinante tra antichità e modernità, così poco conosciuto, quanto importante per il mondo economico: l’Azerbaijan.
© Federica Petrilli
L’Azerbaijan, infatti, oltre ad essere il più grande Paese del Caucaso, è uno dei Paesi più importanti al mondo per la fornitura di materie prime, quali gas e petrolio. Proprio a tal proposito, il territorio azero prende il soprannome di terra del fuoco, in quanto i giacimenti di gas danno vita a fuochi perenni naturali, che tutt’oggi si possono osservare nella zona di Yanar Dag, piccola altura della Penisola di Absheron, situata circa a 25 km a nord est della capitale Baku.
Sono partita per un motivo: vedere le cosiddette Flames Towers di Baku. Emblema nazionale situato nel punto più alto della città, rappresentante tre torri a forma di fiamme composte da oltre 10,000 led, che, tra svariati colori ed impostazioni grafiche, riescono a dare forma ad illustrazioni uniche, incantando abitanti e turisti della capitale durante le ore notturne. Un vero e proprio spettacolo all’aria aperta, visibile da ogni punto della città.
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A Baku non si parla fluentemente l’inglese, bensì azero, russo e turco; si mangia arabo, persiano e mediterraneo; si crede all’Islam, ma ci si veste all’occidentale; ci si perde tra i vicoli stretti dentro le mura della città vecchia ma si incontra il mare percorrendo i lunghi e larghi viali contornati da edifici in stile gotico e barocco, che, man mano, vengono sostituiti da blocchi di palazzi in stile sovietico fino ad arrivare al simbolo della modernità assoluta: il centro culturale Heydar Aliyev, disegnato da quel talento innato di Zaha Hadid.
L’idea della designer Iraqena nasce proprio per contrastare l’architettura statica e rigida dell’epoca Sovietica: con la sua forma fluida, infatti, la rappresentazione architettonica del Heydar Aliyev Center risulta completamente diversa a seconda dell’angolazione da cui si guarda, al punto tale da risultare quasi in mutamento. Semplicemente, un’opera d’arte architettonica da non perdere!
© Federica Petrilli
Ho trascorso solo due giorni a Baku senza conoscere la loro lingua, senza, quindi, poter comunicare anche solo per chiedere informazioni quali “dove posso trovare un bancomat?”. Ma sono serviti solamente un gesto (simulazione dei soldi) ed una parola (bank) perché il signore che avevo fermato lungo uno dei viali larghi e lunghi della città mi accompagnasse, a piedi, direttamente al bancomat. Più o meno a 500 metri da dove eravamo, di cui due immensi incroci con semaforo rosso da attraversare e, quindi, anche qualche minuto da attendere.
E questo è stato soltanto uno dei tanti episodi che mi hanno confermato che la gentilezza e l’accoglienza, di fatti, sono all’ordine del giorno in Azerbaijan.
Quasi dimenticavo: la capitale, unica nella sua varietà, offre anche un ampio spazio dedicato a Venezia, non a caso chiamato Little Venice, dove le strade sono sostituite da veri e propri canali! E sì, ci si sposta in gondola anche lì.
Baku è il fascino del contrasto. Da visitare ad ogni costo!